incesto

Elena


di ringo00
04.06.2017    |    85.286    |    4 9.5
"Non ne potevo più: mi gettai fra le sue braccia e seppellii il viso fra le sue tette..."
ATTENZIONE QUESTO RACCONTO E' OPERA DI FANTASIA
OGNI RIFERIMENTO A PERSONE, FATTI O LUOGHI REALI E' PURAMENTE CASUALE

Questa è la storia del rapporto incestuoso tra me e mia sorella Elena.
I nostri genitori lavoravano lontano, per cui durante la settimana soggiornavano in una pensioncina nei paraggi, e quindi il sottoscritto era affidato alle cure di mia sorella Elena, di tre anni più grande di me. Ai miei occhi ingenui di tredicenne non esisteva ragazza più bella: mora, con i capelli lisci lunghi fino al bacino, occhi scuri, un bel sorriso e un corpo formoso che adoravo abbracciare. Poi con me era molto dolce e paziente, con un atteggiamento più da mammina che da sorella. La cosa che mi attraeva più di lei però era il suo florido seno, una sesta abbondante, credo, nella quale amavo affondare il viso godendo del calore e del dolce profumo che emanava. Ciò non sembrava dispiacerle, quando lo facevo mi stringeva affettuosamente a se. Il nostro rapporto era meraviglioso, molto intimo, eravamo un libro aperto l'uno per l'altra. Nonostante no fossimo più bambini facevamo spesso il bagno insieme, dopo cena: nella vasca entrava prima Elena, poi io; mi accomodavo tra le sue cosce e lasciavo che mi lavasse bene ovunque, anche i genitali, e sotto quelle carezze inevitabilmente mi diventava duro, anche se non capivo perché; poi era il mio turno, a insaponavo per bene e passavo la spugna dappertutto. Poi dormivamo sempre assieme, nello stesso letto: lei si sdraiava sul fianco e io mi raggomitolavo accanto a lei appoggiandole la testa sul seno come su un cuscino, e rassicurato da quella presenza dolce e materna finivo per addormentarmi come un sasso.
Purtroppo quella fanciullesca parentesi stava per finire: un giorno nostro padre ci disse, o meglio MI disse che ero troppo grande per dormire con Elena, e che da quel giorno stesso avrei dormito nella mia stanza. Inutile dire che la notizia mi colpì come un pugno a tradimento: guardai mia sorella ma lei abbassò lo sguardo, afflitta quanto me. Quella notte mi girai e rigirai nel mio letto, incapace di prendere sonno. Elena... Mi mancava da morire, anche se a separarci non c'era che una parete. Mi mancava il suo profumo, il calore del suo corpo... provai ad abbracciare il cuscino, ma non era neanche lontanamente la stessa cosa. Passai la notte in bianco, e poi quella dopo, e poi altre ancora. All'insonnia si aggiunse una novità: una persistente erezione, ogni volta che pensavo a Elena. Non era la prima volta che mi capitava, era successo un sacco di volte durante il bagno, ma quella era diversa, quasi da fare male, i testicoli li sentivo gonfi e doloranti, la parola "masturbazione" mi era del tutto sconosciuta all'epoca. Dopo una settimana di notti infernali presi una decisione: sarei andato da lei, altrimenti sarei impazzito, non mi importava se mi avessero scoperto. Balzai in piedi e mi diressi verso la porta, e stavo per afferrare la maniglia quando questa si aprì, e sulla soglia c'era Elena. Mi sfuggì un OH di sorpresa, ma lei mi mise un dito sulle labbra: "Shhhh, fai piano!" mi sussurrò. Anche lei sembrava reduce da diverse notti insonni, aveva gli occhi arrossati e ombre scure sotto gli occhi. Non ne potevo più: mi gettai fra le sue braccia e seppellii il viso fra le sue tette. Ele... Ele... ELE... mugolavo, come una cantilena. La presi di sorpresa "Ma che fai..." incominciò a dire, poi si accorse della ormai perenne erezione che le premeva sul ventre e sembrò capire. Mi strinse forte e prese ad accarezzarmi: "Povero cucciolo, chissà quanto soffrivi... Ti fa male il pisellino?" mi chiese. Io annui con un mugolio. "Non preoccuparti, adesso ci sono qui io. Adesso dormiamo, poi domani mattina ti aiuterò a stare meglio." Rinfrancato da quelle parole, mi sdraiai con lei e ci addormentammo come di consueto, dolcemente abbracciati. Quando mi svegliai, finalmente riposato, notai che Elena era sparita, probabilmente era tornata nella sua stanza poco prima.
Aspettammo che i nostri genitori uscissero per il lavoro, quindi Elena mi chiamò nella sua stanza: era in canotta e shorts, decisamente sensuale.
"Senti ancora male al pisello?" mi chiese.
L'erezione era passata, ma quella fastidiosa sensazione di dolore non ancora; lo dissi a Elena che si inginocchiò davanti a me e mi abbassò pantaloni e mutande, scoprendo il mio orgoglio maschile in semi-erezione. Con la mano sfiorò i testicoli, facendomi provare un brivido: il mio pene scattò sull'attenti, e stranamente sorrise: "Guarda un po' che pisellino duro... Adesso ti faccio stare meglio, vedrai..." Sedette sul letto e mi invitò a sederle in grembo; perplesso, obbedii, chiedendomi cosa avesse in mente. Elena prese un barattolo di crema per le mani dal comodino, se ne spalmò le mani e una dose abbondante sul mio pene. "Ora guarda", mi disse, "lo prendi in mano e fai su e giù, così... "
Preso il mio arnese nella mano incominciò a menarmelo dolcemente, una sensazione inaudita, nuova e decisamente piacevole. A un tratto mi disse di sedermi sulle sue cosce per traverso, in modo che avessi il viso all'altezza del suo seno. "Vuoi provare a succhiare il latte?" mi chiese sensuale. Deglutii: decisamente non me l'aspettavo. Senza attendere la risposta si abbassò la spallina della canotta e mi offrì una tettona calda e morbida, con l'areola bella grande e il capezzolo roseo.
"Su, dì Ahhh " mi sussurrò. Leccai quel bel bocciolo roseo prima con titubanza, poi con curiosità e poi con crescente golosità. Elena si godeva beatamente la poppata, mentre mi masturbava dolcemente, aumentando sempre più il ritmo della mano. All'improvviso provai una sensazione di formicolio ai testicoli, come se dovessi fare la pipì; Elena disse di non preoccuparmi, rilassarmi e di lasciare fare a lei. Però invece della pipì uscì una cosina bianca trasparente, che si depositò sulla mano e sulla pancia di mia sorella. Ero sfinito, esausto: chiusi gli occhi qualche istante, ma Elena mi scrolló leggermente: " Complimenti, tesoro, la tua prima eiaculazione! Sono così fiera di te..." disse, baciandomi dolcemente la fronte. Si rimise la tetta a posto e si ripulì dal mio seme con dei fazzolettini, poi mi venne vicino e disse con una strizzatina d'occhio: "Domani ti insegnerò a masturbarti come si deve, d'accordo?"
Con un sorriso dissi: " Sì, d'accordo."
CONTINUA...
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